Capra orobica

PRODOTTO

La capra orobica ha corna imponenti che si torcono verso i lati, pelo lungo e mantello dai colori più svariati (grigio, beige, nero, marrone o pezzato) con prevalenza di nero-grigio nella parte posteriore e bianco-beige in quella anteriore. La storia di questa razza non è sicura, ma l’ipotesi più accreditata è che sia originaria della Val Gerola, in provincia di Sondrio. L’isolamento geografico di questa zona ha favorito, nel tempo, la sua diversificazione rispetto ad altre razze caprine e la sua rusticità le ha permesso di adattarsi bene ai pascoli impervi di queste montagne.

Allevata un tempo da ogni famiglia, oggi la capra orobica popola i pascoli delle alpi orobiche e delle aree alpine e prealpine nelle provincie di Sondrio, Bergamo e Lecco.

È una razza a duplice attitudine. Con il latte si producono formaggi a latte crudo tradizionali come il formagìn della Valsassina (un piccolo cilindro dalla pasta leggermente acidificata che si consuma dopo tre giorni), il matuscin della Valtellina (un cilindro appiattito, a coagulazione presamica, dalla stagionatura minima di un mese) e la roviola della Val Brembana (a forma di parallelepido e prodotto con la tecnica dello stracchino).

Si consuma anche la carne, utilizzando in particolare le capre a fine carriera per la produzione di salumi, tra cui il classico violino.

 

PRESIDIO

L’introduzione sul mercato di razze caprine maggiormente più produttive (sia di carne sia di latte) negli ultimi decenni ha drasticamente ridotto il numero dei capi di orobica. Molti allevatori, inoltre, hanno poi abbandonato il loro mestiere lasciando incolte e incustodite anche le zone di pascolo.

Il Presidio coinvolge i pochi allevatori che, seguendo il metodo di allevamento tradizionale, prevedono il pascolo primaverile-autunnale, l’alpeggio estivo e la possibilità per gli animali di accedere a spazi aperti nel periodo invernale.

Molti di loro, nella stagione dell’alpeggio, recuperano anche le capre delle famiglie della zona e conducono questo gregge comune sui pascoli.

L’obiettivo del progetto è far crescere il numero di allevatori, perché grazie al loro lavoro sarà possibile salvare una razza dall’estinzione e mantenere i pascoli montani.

 

Area di produzione:

Alpi Orobiche e limitrofe aree prealpine in provincia di Sondrio (Val Gerola), Lecco (Valsassina, Valvarrone e Alto Lario orientale) e Bergamo (Alta Val Brembana).

 

Presidio sostenuto da:

Associazione San Matteo – Le Tre Signorie

Gli altri presìdi

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Stracchino all’antica delle valli orobiche

IL PRODOTTO Il nome stracchino pare derivare dalla voce dialettale stracch, stanco, ed è riferito a quel cacio che si produceva un tempo nei momenti di sosta lungo i percorsi di transumanza dalla pianura agli alpeggi e viceversa, con il poco latte di animali “stracchi” per il viaggio. Doveva essere un prodotto veloce da preparare,

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Storico ribelle

IL PRODOTTO Il formaggio Storico ribelle, già Bitto Storico, è senza dubbio, uno dei simboli della produzione casearia lombarda: formaggio di grande tradizione e straordinaria attitudine all’invecchiamento, è legato in maniera profonda alle montagne da cui prende origine. Il nucleo storico della sua produzione si trova nelle valli formate dal torrente da cui prende il

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Sardina essiccata tradizionale del lago di Iseo

PRODOTTO Conosciuta localmente come “sardina” è in realtà un agone (Alosa agone, syn. Alosa fallax lacustris) ma è chiamata sardina per la sua particolare forma, simile a quella del noto pesce marino. Ha un corpo allungato e piatto con un dorso verdastro e macchie nere, fianchi e ventre chiari e una pinna dorsale molto breve;

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Melone di Calvenzano

IL PRODOTTO Calvenzano è un piccolo paese della Bassa Begamasca, noto per una varietà di melone, studiato e censito nella banca del germoplasma per la tutela della biodiversità dell’Università di Valencia. Il melone di Calvenzano è un melone dalla buccia retata, omogenea e molto fitta, con picciolo piuttosto pronunciato che viene lasciato attaccato al frutto

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Agrì di Valtorta

IL PRODOTTO Valtorta è un piccolo centro della Val Brembana di circa 300 abitanti dove ancora resiste una tradizione casearia unica: qui, nella locale latteria cooperativa, ma anche nelle case, si produce l’Agrì. Un piccolo formaggio cilindrico di latte vaccino intero a pasta cruda la cui particolarità è data dalla tecnica di produzione che richiede

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